mercoledì 18 luglio 2012

FINALMENTE RISTABILITA LA VERITA' STORICA SULLA CHIESA MATRICE S. MARIA DEGLI ANGELI DI CARAFFA DEL BIANCO (RC), PIAZZA UMBERTO I


PROLOGO
Da piccolo, quando il paese non aveva confini e noi ragazzi girovagavamo indisturbati per le antiche "rughe”, amavo guardare da alcune feritoie del grosso portone di legno rovinato dalle intemperie l’interno della S.Maria degli Angeli” ormai abbandonata a se stessa.
Riuscivo a intravedere il colore azzurro chiaro delle pareti, alcune cornici bianche nei pressi della cupola, i gradini di legno che portavano al ballatoio dove era sistemato un mastodontico organo a canne.

Tutte era bello e misterioso, anche i calcinacci che deturpavano il pavimento. L’interno, ormai dissestato, possedeva comunque una sua particolare armonia, rivelava la presenza viva di generazioni che avevano affidato alla pietra e al legno il compito di celebrare l’idillio uomo-dio.
Non era un luogo morto, perché, pur se flebile, possedeva una voce che affondava le sue radici nella stessa storia dell’uomo: un processo simbiotico particolare, una fusione indelebile.
Dalle feritoie che la storia umana oggi concede ai nostri occhi, non s’intravede alcuna parete azzurra, ma porte sbarrate, mense maleodoranti. V’è il rischio che...


5 giugno 1997

Chiesa Matrice "S.Maria degli Angeli"- Piazza Umberto I
                          

 (A cura di Vincenzo Stranieri, cultore di etnologia presso la facoltà di lettere e filosofia dell'Università della Calabria)

Si è sempre pensato (stante le reiterate valutazioni delle preposte Sovrintentenze alle Belle Arti) che la Chiesa matrice S. Maria degli Angeli, ubicata nella piazza Umberto I di Caraffa del Bianco, fosse stata edificata nella seconda metà del XVII sec. Ad intuire il clamoroso errore di valutazione storico-architettonico è stato Francesco Misitano (ex giudice laico presso il Tribunale Ecclesiastico della Diocesi di Muenster), nostro concittadino, da circa un cinquantennio residente in Germania, autore, tra l’altro, del bel volume La mia Calabria, Casa Editrice Marna, Barzago (Lc) 2008.
La data 1834 scritta in bianco, a pennello, all’apice dell’arco a tutto sesto dell’abside della chiesa, la vidi io [Francesco Misitano, Ndr] nel 1975, essendosi scrostato un pezzo d’intonaco proprio in quel punto), così ebbe a scrivermi tempo addietro, intuendo, primo fra tutti, l’errata datazione.
Cosicché, messomi all'opera, ho riletto con attenzione due documenti d'archivio (fotocopiati) datimi in visione circa tre anni or sono da Don Massimo Alvaro. Uno di questi riguarda un rendiconto dei beni della chiesa di S. Maria degli Angeli di Caraffa trasmesso alla Diocesi di Gerace (20 decembre 1929) dall'Arciprete del tempo, Domenico Battaglia, uomo di fede ed intellettuale di profondo spessore che ha avviato agli studi tanti giovani caraffesi del suo tempo, aprendo anche alle successive generazioni la strada della cultura come riscatto sociale.

Ecco cosa scrive a proposito di un questionario proposto nel bollettino Dioc. N.11 del 1929.
                     Beni immobili- 1 chiesa parrocchiale
"La chiesa dove ora funziona [leggi Via Nazauro Sauro, Ndr.] è di tavole e fu fatta costruire da SS. Pio X [1835-1914, Ndr.]. Si aspetta che il governo approvi il progetto per la nuova chiesa parrocchiale e ne dia la somma occorrente. La chiesa parrocchiale dove prima di funzionava [leggi S.Maria degli Angeli in Piazza Umberto I, Ndr.], è chiusa al culto per ordine dell’autorità civile come pericolosa per l’incolumità dei cittadini avendovi un funzionario del genio Civile costato gravi lesioni prodotte dal terremoto [1908]. Fu costruita dopo il terremoto del 1783 dal popolo e dal governo […]]La chiesa ora chiusa è di stile romano-bizantino, non ha pregio artistico e storico. E’ a una sola navata e non ha sagrestia. E’ chiusa perché minaccia pericolo; non fu mai ampliata e non è sufficiente ai bisogni della popolazione. Non fu mai patronata, L’ultima riparazione straordinaria fu fatta nel 1900 dal parroco, che ebbe dal governo Lire 60 di sussidio. Fu riparato il soffitto con le tavole inviate dal governo. La spesa fu Lire 135,00. La chiesa non ha oggetti preziosi , artistici o storici. Samo di Calabria (già Caraffa,) 20 decembre 1929".
                                             L’Arciprete Domenico Battaglia

Alla voce IV (Incerti di stola al punto 134) è specificato che “Il numero dei parrocchiani è di circa 1800”. Se pensiamo che oggi Caraffa del Bianco conta meno di 600 abitanti, ci si rende conto del grado di spopolamento cui - come tanti luoghi del Sud- è stata oggetto nel corso tempo la nostra vallata. Stupisce, però, come nessuno abbia avuto il buon senso di leggere tale documento, stante che lo stesso “riposa” da circa un secolo nell’archivio parrocchiale di Caraffa. Misteri della fede! 
L’attuale chiesa S. Maria degli Angeli di Piazza Umberto I, quindi, non è stata la prima ad essere edificata, bensì la seconda. La prima, anch’essa denominata S. Maria degli Angeli, era ubicata nel rione Chiesavecchia (vi sono ancora i resti delle sue grossa mura) e risale di certo al sec. XVII. Ciò è altresì deducibile dalla brillante ricerca storica di Domenico Romeo, Bianco, Casignana, Caraffa in Calabria Ultra attraverso l ‘” apprezzo” del 1707, AGE, Ardore 2009), dove a pagina 23 si legge:- “Nel casale di Caraffa la chiesa matrice era intitolata a S. Maria degli Angeli, a due navate con tre altari: uno intitolato a Santa Maria degli Angeli, uno alla Vergine del Rosario ed un altro al Santissimo Sacramento; era retta da un parroco e da un chierico. Fuori dall’abitato del casale, sulla strada che portava verso Bianco, sorgeva la chiesa di S. Sebastiano, che nel 1707 era in costruzione nei pressi del Convento della Vittoria”, mentre - come giustamente osservato dall’avv. Misitano- "[...]l’attuale chiesa è ad una sola navata e  di altari ne ha quattro e cioè l’Altare Maggiore, quello della Madonna Addolorata, quello della Madonna del Rosario e quello delle Anime del Purgatorio, il cui quadro, dopo il restauro della chiesa, fu sostituito con quello della Madonna delle Grazie”.
A dare ulteriore confutazione a tutto quanto finora detto, vi è un documento che ho rintracciato nel volume “Mammola 990-1990”- AA.VV. (a cura delle Elementare Statale “G. Marconi”, Calabria Letteraria Editrice, Soveria M., 1989), dove Corrado Scarfò, Per un atlante storico della Diocesi di Gerace nel secolo XVIII, p. 225, a proposito delle visite pastorali (tre in tutto) compiute a Caraffa nell’anno 1753, registra la presenza della Chiesa parrocchiale S. Maria degli Angeli, e la Chiesa campestre S. Maria delle Grazie. Ma a mettere la parola fine a quanto finora detto è la poderosa ricerca di Enzo D’Agostino (tra gli studiosi più attenti della Locride) che - documenti alla mano, e confermando quanto precedentemente intuito dal Misitano– chiarisce con assoluta certezza che la prima  chiesa di Caraffa dedicata alla Santa Maria degli Angeli fu edificata nel sec. XVII, le cui caratteristiche architettoniche (due navate) rimandano non a quella attuale ubicata in Piazza Umberto I (ad una sola navata) ma a quella edificata per la prima volta nel rione Chiesavecchia di Caraffa. Scrive, infatti, Enzo D’Agostino :
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(1) CARAFFA: Chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli 

"Secondo il Tedesco, la chiesa parrocchiale di Caraffa trasse il titolo «da una chiesetta che era nel luogo tuttora detto gli Angeli tra Caraffa e Casignana, che dovea essere un cenobio, o romitorio, giacché avea anche il giardino, ovvero un fondo assegnato pur alla Chiesa di Caraffa: ma io finora non ho potuto conoscere a quale ordine si appartenesse, anzi nemmeno che cosa fosse, sibbene inclino a crederlo di Basiliani» .
Ora, di un convento di basiliani dedicato a Santa Maria degli Angeli non si sa proprio niente, essendo del tutto assente dalla documentazione conosciuta; però, nel Settecento – stando al verbale della visita pastorale effettuata nel 1737 dal vescovo Del Tufo - era ancora in uso nella chiesa di Caraffa una piccola campana recante l’iscrizione “1003”, iscrizione a dir la verità sospetta per essere fatta in cifre arabe, ma che – se vera ed esattamente trascritta – potrebbe senz’altro rinviare ad una chiesa esistente anticamente nella zona, anche se non esattamente nel luogo in cui sorse Caraffa, dato che ivi nessuna fonte segnala l’esistenza di un luogo di culto nel tempo in cui, alla fine del Cinquecento, vi fu fondato il paese .
La prima notizia che si ha della chiesa è del 1631: nel mese di novembre di quell’anno, essa – insieme con le chiese di San Sebastiano e di Santa Maria della Terra di San Luca – fu assegnata al chierico diocesano Domenico Ventura . Il documento sembra attestare che a quella data la chiesa non fosse ancora parrocchiale; lo era, però, con certezza, nel 1640, quando fu redatta la relazione che sarebbe stata presentata a Roma, ad limina Apostolorum, l’anno dopo, il 9 gennaio. Come sappiamo , in tale documento – ma anche nelle relazioni successive, fino al 1667, cioè in tutte quelle che contengono dati di tal genere - si attesta che allora, a Caraffa, c’era una sola parrocchia, con un solo sacerdote ed un chierico selvaggio ; le anime erano in tutto 125, ma si accostavano all’altare per la comunione soltanto settantasette. Il numero delle anime si incrementò sensibilmente nel venticinquennio seguente, arrivando a 280 nel 1667. Nello stesso periodo, un incremento meno vistoso, ma consistente, si registrò anche a Bruzzano (da 479 a 604) ed a Sant’Agata (da 1025 a 1485), mentre si ebbe un calo a Bianco (da 2023 a 1513) e nelle vicine Casignana (da 870 a 752), Bovalino (da 1600 a 1457), Motticella (da 285 a 259), Precacore (da 380 a 333) : si tratta di un fenomeno meritevole di attenzione, ma da trattare in altra sede.
Il sacerdote censito nella relazione del 1641 poteva essere il reverendo Tommaso Viglianti – probabile primo parroco di Santa Maria degli Angeli –, il cui nome, però, appare per la prima volta nel sinodo celebrato dal vescovo Vincenzo Vincentini nel 1651 . Nel 1667 la parrocchia era retta da un economo, poiché, scrisse il medesimo Vincentini nella relazione ad limina di quell’anno, «propter tenuitatem reddituum, qui non ascendunt ad summam ducatorum 15 Camerae, nemo curavit, nec curat, [eam] obtinere a Sancta Sede Apostolica, licet vacaverit, et vacat pluribus ab hinc annis» . In verità, in un inventario del beneficio firmato il 12 febbraio 1673, il sacerdote Giuseppe Perrone si qualifica “parroco in detto loco 14 anni sono”, ma si sarà trattato di una qualificazione impropria, non essendoci motivo per dubitare delle attestazioni del Vincentini.
Tutte queste certificazioni dell’esistenza della parrocchia almeno dal 1640 sembrano smentite da quanto si legge in una bolla firmata dal vescovo Ildefonso Del Tufo il 24 ottobre 1744 («Cum itaque Ecclesia S. Mariae Angelorum Ruris Caraphae per Presbyterum Oeconomum longo temporis fuisse administrata, Ill.mus et Rev.mus Episcopus Diez Praedecessor noster in Paraeciam instituit anno 1702 eligens primo Parocho Presbyterum D. Dominicum Costanzo Casignanae…») , ma non è possibile dubitare di quanto si legge in proposito nelle relationes ad limina menzionate. Che cosa, allora, può essere accaduto?
Come abbiamo appena visto, la parrocchia, durante la seconda metà del Seicento, fu retta esclusivamente da economi curati poiché, «propter tenuitatem reddituum», «nemo curavit, nec curat [eam] obtinere a Sancta Sede Apostolica». Ciò avrà indotto il vescovo Diez a provvedere ad un adeguamento della rendita beneficiale ed a procedere, contestualmente, ad istituire nuovamente la parrocchia: poiché non possediamo il decreto (o bolla) del 1702 , non si intravedono altre spiegazioni.
Comunque siano andate le cose, nel 1702, come si legge nella sopracitata bolla del vescovo Del Tufo, fu finalmente nominato un parroco, il sacerdote Domenico Costanzo.
Le rendite erano veramente scarse. Ciò è attestato dall’inventario menzionato sopra e da un altro del 1683. In quest’ultimo si legge che «l’Università paga all’econimo ducati dudici lo Anno per sua provvisione» e questa è la prova della precarietà economica della parrocchia. La quale possedeva un giardino alberato di sei tomolate ed una chiusa di cerzi di agliandi (cioè, un querceto) anch’essa di sei tomolate, più altri piccoli pezzi di terra sparsi qua e là, qualche censo e diritti vari , ma la rendita complessiva effettivamente non superava i quindici ducati certificati dal vescovo Vincentini. Tutto ciò fa capire chiaramente perché mai la parrocchia sia rimasta vacante per almeno 45 anni. Soltanto nel 1702, come abbiamo visto, se ne poté fare la provvista, nella persona del sacerdote Domenico Costanzo, che però morì nel mese di ottobre dell’anno successivo, e gli successe Domenico Viglianti , verosimilmente appartenente alla famiglia del primo parroco conosciuto, Tommaso Viglianti. L’apprezzo degli inizi del Settecento ci fornisce utili ed interessanti informazioni sulle condizioni anche materiali della chiesa. Esso è del tenore seguente: in questo [casale] vi è la Chiesa Madre, e parrocchiale sotto titolo di Santa Maria degli Angeli, situata in un angolo del medesimo e si compone di due navi coverte a tetti divise fra di loro con tre archi, ed in testa di essa vi sono tre altari, il primo sotto titolo di Santa Maria degli Angioli, altro della Vergine Nostra Signora del Rosario, ed altro d’altro titolo, in una cappella vi sta il tabernacolo, dove si conserva il SS.mo Sacramento, vi è sacrestia, dove conservano alcuni pochi e poveri paramenti, ed utensili, vi è la fonte battesimale, e Confessionario, ed altro di Chiesa Parrocchiale, vi è campaniletto con due picciole campane, il tutto male in ordine, e con povertà, e miseria. La predetta Chiesa viene servita da un Parroco, e da un chierico, e dal paroco se li da duc. 15 l’anno dall’Università, e l’offerta de’ figliani, e colla detta elemosina, e patrimonio vive, e per la scarsezza de’ Preti del luogo alle volte vengono li sacerdoti di S. Agata a complire le deficienze del detto Parroco, il quale tiene tantum obligo di celebrarvi nelle feste de i giorni domenicali e festivi, ed oltre della detta elemosina, che da l’Università contribuisce altri duc. dieci per l’oglio, candele e polvere per le feste, ed anche è tenuta al mantenimento delle fabriche, e paramenti della Chiesa . Però, malgrado la «povertà e miseria» ancora evidenziate nell’apprezzo, in quegli anni successe qualcosa che noi non conosciamo, ma che incrementò e rese più stabile la rendita della parrocchia, dato che il visitatore vescovile del 1715 accertò che essa ammontava a 36 ducati ; il verbale della visita pastorale del 1730 , oltre a definire castrum – inaspettatamente e, ritengo, immotivatamente – il borgo di Caraffa, ci rivela il nome del terzo altare della chiesa – Santa Maria del Monte Carmelo – ignorato nell’apprezzo citato sopra. Ma, in tale visita, il vescovo Del Tufo constatò anche che l’altare del SS.mo Sacramento, posto in cornu Epistolae dell’altare maggiore, era veramente indecente; pertanto, poiché c’era la disponibilità dei fedeli a costruirlo nuovo, ordinò che venisse collocato dove c’era il confessionale, di fronte all’altare del Carmine. La chiesa fu gravemente danneggiata o – addirittura – distrutta dal terremoto del 1783. Riedificata dopo breve tempo, fu elevata ad arcipretura nel 1808 .
[La chiesa, in realtà, rimase totalmente distrutta dal terremoto del 1783 e mai più ricostruita, tantomeno poteva essere elevata ad arcipretura nel 1808. Si tratta, certamente, di un errore interpretativo del canonico Oppedisano (OPPEDISANO A., Cronistoria della diocesi di Gerace, Gerace Sup., 1932, p.440), stante che, in quel frangente storico, alcune disposizioni della chiesa stabilivano nuove regole per l'eventuale elevazione ad arcipretura delle parrocchie. Forse l'Oppedisano – pensando anch’egli all’esistenza di una sola chiesa- si riferisce alla edificazione- dopo il disastroso terremoto del 1783- dell'attuale Chiesa Matrice S. Maria degli Angeli sita in Piazza Umberto I, che- come confermato dall'Arciprete Domenico Battaglia- venne costruita (non ri-costruita) dopo il terremoto del 1783, Ndr.].
I parroci:
Tommaso Viglianti: partecipa al sinodo celebrato dal vescovo Vincenzo Vincentini il 23.4.1651.
Giuseppe Perrone, economo: attestato dal 1559 al 12.2.1673.
Antonio Faraone, economo il 14.1.1683.
Antonio Strati, economo.
Antonio Santacaterina, economo
Antonio Gargiati, economo.
Domenico Costanzo, economo: nominato parroco nel 1702; † ottobre 1703.
Domenico Viglianti: nominato nel mese di marzo del 1704; † ottobre 1724.
Giuseppe Signati: nominato nel mese di febbraio del 1725; † 28 aprile 1743.
Domenico Cufari: nominato 8.2.1744; immesso nel possesso il 16.10.1744; trasferito a Pardesca il 5.9.1770.
Antonio Miliadò: nominato il 4.12.1774; attestato fino al 1801".



1. (D’AGOSTINO ENZO, Le chiese della terra del Bianco in età medievale e moderna, in AA.VV., Bianco e il suo patrimonio storico-religioso- Atti Convegno Bianco- 03.08.2007 [a cura di P. Angelo Calabrese e arch. Giuseppe Daniele], Pancallo Editore, Locri (RC), 2008, pp.151-158).

Fin qui quanto sapientemente scritto dal Prof. Enzo D'Agostino.

In conclusione, ritengo utile in questa sede rendere pubblica una delle numerose lettere inviatemi dal più volte citato Dr. Francesco Misitano.


Dr Francesco Misitano,
Waldenburger Weg 15,
D-48308 Senden/Westf.
E-mail: f.misitano@gmx.de

Al Professor Vincenzo Stranieri
via Cesare Battisti, 4
I – 89030 Sant’Agata del Bianco
(Reggio Calabria)
Italien 

li 10 febbraio 2011
Caro Professore,
ecco la storia delle due vecchie chiese di Caraffa (del Bianco).
Quando fu fondato il paese (tra il 1591 e il 1594) quel gruppo di case apparteneva, territorialmente, alla parrocchia di Bianco (Zoparto), ch’era stata fondata nel 1586 e che poi, nel 1649, era divenuta arcipretura. Nel 1654 a Caraffa fu istituita una Cura pastorale, che fu affidata ad un curato, il sac. don Tommaso Vigilante. Sei anni più tardi (1660) la Cura si trasformò in parrocchia autonoma ed ebbe come primo parroco il sac. don Giuseppe Parcono. La parrocchia, come pure la chiesa parrocchiale, presero “il titolo di S. Maria degli Angeli, titolo trasportato da una chiesetta, che era nel luogo tuttora detto gli Angeli tra Caraffa e Casignana” (al bivio per Casignana, dietro il macello), “che dovea essere un cenobio, o romitorio, giacché avea anche un giardino ovvero un fondo, assegnato” poi “alla Chiesa di Caraffa (…). La nuova chiesa”, e cioè la prima chiesa parrocchiale di Caraffa, “fu compiuta mediante una largizione sovrana” (del vicereame spagnolo di Napoli). Era una chiesa “a due navate con tre altari: uno intitolato a S. Maria degli Angeli, uno alla Vergine del Rosario ed un altro al Santissimo Sacramento, dove si conservava proprio il Santissimo Sacramento.”
Che questa chiesa ebbe il titolo di S. Maria degli Angeli, è documentato dalle seguenti bolle di nomina del suo penultimo parroco e di trasferimento dell’ultimo:
“729 (ff.196 -197r). Al rev.do D. Domenico Cufari, sacerdote della terra di Bianco (…). 16 ottobre 1744. Assegnazione della chiesa di S. Maria degli Angeli dell’agro di Caraffa.”
“968 (f. 89r). “A D. Antonio Miliadò” (o Migliadò) “da Precacore, parroco di S. Maria degli Angeli di Caraffa. 9 ottobre 1774. Assegnazione della chiesa parrocchiale di S. Maria del Soccorso” (in Pardesca) “di Bianco.”
“Sotto il governo pastorale dell’arciprete Mezzatesta fu costruita la vecchia chiesa parrocchiale in piazza Umberto I. Il popolo di Caraffa era rimasto per moltissimi anni, e cioè dal 1783, senza chiesa, perché il terremoto del 5 febbraio di quell’anno gli aveva distrutto la prima chiesa parrocchiale. I lavori della nuova chiesa saranno iniziati intorno al 1830, e ciò lo si deduce dal fatto che l’arco dell’abside porta, sotto l’intonaco, la data del 1834. La chiesa fu costruita dai cittadini caraffesi con la prestazione, cioè col contributo gratuito di opera, materiale e finanziamento. Dal governo borbonico giunse un misero contributo di 30 ducati.” Questa seconda chiesa ereditò dalla prima il titolo di S. Maria degli Angeli e lo conserva tuttora. E’ a una sola navata con quattro altari: l’altare maggiore, nella navata a sinistra l’altare dedicato alla Madonna Addolorata, di fronte, alla parete di destra, quello dedicato alla Madonna del Rosario e più in giù, alla stessa parete, quello dedicato alle Anime del Purgatorio.
Il documento in Vostro possesso - che ho ricevuto il 7 febbraio scorso – che attesta la presenza a Caraffa “della Chiesa di S. Maria degli Angeli già alla fine del 1600”, si riferisce inequivocabilmente alla prima chiesa di Caraffa, quella del rione Chiesavecchia, che esisteva a quel tempo, strutturata con due navate e tre altari (vedi sopra), non a quella di piazza Umberto I, come Voi pensate, che ha una sola navata e quattro altari (vedi sopra), e che allora non esisteva ancora. Se questa chiesa a quell’epoca fosse esistita, allora i Caraffesi avrebbero avuto in contemporanea, dal 1600 al 1783, due chiese parrocchiali che portavano lo stesso nome, S. Maria degli Angeli, il che sarebbe stato un assurdo!
Che la chiesa di piazza Umberto I fu costruita negli anni Trenta del sec. XIX (1800), è provato dalle seguenti testimonianze:
1) Al focolare gli anziani ci raccontarono più volte che, dopo il crollo della prima chiesa, Caraffa era rimasta per una cinquantina di anni senza chiesa parrocchiale;
2) mia madre, parlando dei tempi antichi, ci raccontava che la prima donna di Caraffa che s’era sposata nella nuova chiesa, era stata la nonna di Vincenzo Morabito, padre di Maria Morabito (sposa di Giuseppe Calella), che abitava in vico Tondo, nella casa d’angolo di fronte a quella dei miei genitori, e che poi si trasferì in via Mezzatesta, in quella casa sita tra l’abitazione dei Vostri nonni (Stranieri), cui era attigua, e quella del rag. Stipo. La sposa era quindi una donna dell’Ottocento (sec. XIX). Se ella invece fosse vissuta nel 1600, nessuno dei nostri ascendenti, di cui si ha memoria, l’avrebbe mai conosciuta e la notizia del suo matrimonio non sarebbe arrivata a noi;
3) la data 1834 scritta in bianco, a pennello, all’apice dell’arco a tutto sesto dell’abside della chiesa, la vidi io nel 1975, essendosi scrostato un pezzo d’intonaco proprio in quel punto, ma nessun altro la notò, né i restauratori della chiesa e né l’arc. don Massimo Alvaro che, nonostante avesse anche avuto tra le mani i registri dell’archivio parrocchiale, dichiarò la chiesa, alla Sovrintendenza per i Beni Culturali, Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici di Cosenza, edificio del Settecento (sec. XVIII), e così, nel restauro, i colori vivaci (bianco, arancione, celeste, marrone ecc.) dell’Ottocento (sec. XIX), con cui la chiesa era stata decorata, furono ricoperti di giallo, il colore in uso nel Settecento. Quella data stava lì ad indicare che l’arco era stato completato proprio in quell’anno; e da ciò si può dedurre che i lavori di costruzione della chiesa erano iniziati verso il 1830 e che la chiesa fu ultimata negli anni successivi.
Con cordiali saluti , Francesco Misitano

LA CHIESA PRIMA DEL RESTAURO (1980-1984)
Le foto che seguono  si riferiscono agli interni della Chiesa matrice S.Maria degli Angeli di Piazza Umberto I prima del suo "strano" restauro, stante che  sono stati "violentati"i suoi colori originari, nonchè  le forme ed i colori degli altari e della cupola. Un po' tutto, insomma. Le foto risalgono agli anni '70, sono state ben conservate dall'ex bibliotecaria del comune di Caraffa del Bianco, D.ssa Lidia Scarfone, che li ha messi a disposizione della comunità, e che ringrazio di cuore.






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LA CHIESA DOPO IL RESTAURO (    In fase di realizzazione)


INTERNO DELLA CHIESA








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