lunedì 25 aprile 2022

LA PARTE DELL'0CCHIO- TESTO POETICO DI MARINA REZZONICO

Il volume di poesie, La parte dell’occhio, di Marina Rezzonico, Puntoecapo   Editrice, 2022, è composto da 7 sezioni i cui versi riproducono un tessuto linguistico alquanto unitario.

E’ anzitutto  un corposo  spazio dell’anima,  una preziosa configurazione geografica insita in un passato/presente che mai deborda in vittimismo o invocazioni nostalgiche.

Per primo è stato il porto:

moli di traffici e di industria.

Se ci fossi nata, del mare avrei serbato

Il suono di sirena,

lago di partenze, di umane distanze,

asilo di ogni arrivo.

Poesia narrata (ossimoro voluto) per non allontanarsi dal ricco bagaglio umano-culturale donatole dai luoghi fisici (Ticino, Liguria e Toscana) in cui l’artista ha vissuto e si è formata, e che ben si coniugano con quelli interiorizzati  nel corso della sua vita.

I luoghi, quelli vissuti e/o quelli ricostruiti per mezzo della memoria, producono continue rivisitazioni che trovano uno spazio preciso nella mente della poetessa, anche quando sovviene un certo timore e la natura sembra custodire segreti ormai perduti.

Le radici non attecchiscono

per caso. Richiedono lo scavo

delle generazioni.

Senza storia prevede

successive abrasioni

di ogni segno di riconoscimento.

Una poesia anche, se non soprattutto, “descrittiva”,  esplicativa dei diversi  spazi della memoria che, cosa non secondaria, non si sovrappongono al mondo intellettuale che li contiene.

Ho fatto avanti indietro

Tra pioggia e sole.

Ci ha fatto stanchi, svogliati.

Chiusi entro casa

a lasciare accartocciare

i giorni e le parole:

profani signori

alla corte del tempo.

 

Luoghi fisici e luoghi dell’anima dove l’elemento lirico tout court è sostituito dall’occhio vigile dell’autrice; e dal quale, forse, nasce La parte dell’occhio, ovvero quella porzione di sguardo che, anche da solo, è in grado di cogliere le migliori fattezze dell’umana esistenza.

Preparo una rete

per catturare con gli occhi

Il mio nome

In volo nell’aria.

La mia vita intera.

 

Sono numerosi i versi che compendiano questa particolare opera poetica. Tradizioni ormai scomparse, utensili ormai in disuso, ritmi di vita vorticosi e per questo quasi disumani.

 

Si fissava il telaio,

con una molletta,

uno strappo di carta.

E nell’andare, il fruscio

simulava il volare.

 

Dall’alto, guardavano il mondo.

 

Il rammarico pesa, non poteva essere altrimenti, nel pensiero dell’artista, i forsennati mutamenti socio-culturali aggrediscono la sua sensibilità, il  corpus intellettuale che li contiene.

 

Ogni avventura deposta,

lasciata fuori,

a tendere il suo agguato.

Silenzio.

Sguardo traverso

Sul presente disabitato.

 

In conclusione, ma molto altro nasconde questo robusto  testo poetico, va ribadita l’originale capacità della Ns artista d’intrecciare il suo mondo ideale- poetico con il cosiddetto mondo reale; quest’ultimo ancora somigliante, per fortuna,  ad  uno scrigno ricco di sentimenti veri.

 

Cerco ancora una terra da esplorare?

Una pietra da tirare,

una zolla da falciare,

una pervinca da cogliere?

Cerchi la tana dove riparare?

 


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