martedì 8 ottobre 2013

RICORDO DI PASQUINO CRUPI (Bova, 24 marzo 1940- 16 agosto 2013).

da IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA del 21 agosto 2013
                                                       
    Vincenzo Stranieri  
Casignana- 22 settembre 1972- Cinquantenario della strage- Pasquino Crupi
 ricorda-  con  viscerale  passione-  i tristi avvenimenti del 22 sett. 1922.



















Pasquino Crupi è  stato un intellettuale anomalo, un “calabrese”  che per l’amore viscerale verso la sua terra ha finanche rischiato l’insolenza altrui, nonché qualche giudizio negativo immeritato.


 Uomo ricco di contraddizioni  (chi non  lo è ?), sorprendentemente audace nelle sua decisione di lasciare il P.C.I. per approdare nel P.S.I. guidato da Giacomo Mancini (la loro amicizia era profondamente filiale), Pasquino fa coincidere sempre e comunque l’impegno culturale con quello politico. Insegnante di lettere acuto ed illuminato, si trasforma, all’occorrenza, in  gradito “oratore”  nelle centinaia di piazze che lo hanno visto proferire parole rivestite di forte veemenza contro chi, a suo parere, non voleva la crescita della nostra terra. Ma le sue (chi lo conosceva bene ne era al corrente), erano parole intrise dell’intimo convincimento che dura e ardua era la strada del riscatto, che la Calabria aveva troppo nemici (interni ed esterni) per invertire la rotta negativa  che aveva da lungo tempo intrapreso. Lo riconosco: ho molti ricordi personali (tutti improntati sul rispetto reciproco) che mi portano a trascurare alcune sue scelte non sempre condivisibili; tuttavia- cosa non secondaria- non può essergli disconosciuto il grande merito di essere stato il vero sdoganatore di Mario La Cava, Saverio Strati, Francesco Perri e tanti altri scrittori calabresi, ai quali ha dedicato intere  monografie che hanno risvegliato in tutti noi la  loro importanza culturale (monumentale la sua “Storia della letteratura calabrese  –Autori e Testi”, quattro volumi, dalle origini a tutto il novecento, ed. Periferia, 1993-1197, Cosenza). Ha scritto migliaia di pezzi, ha diretto diverse testate giornalistiche,  ha promosso tantissime iniziative culturali, ha sempre lottato per  mettere in pratica le sue idee.
Come un po’ tutti gli intellettuali, era malinconico e narciso, irascibile ma anche generoso. Specie negli ultimi tempi, era quasi ossessionato da una sorta di accerchiamento politico-culturale a danno della Calabria, e per questo si scagliava a più non posso (sbagliando in buona fede) contro chi ne parlava criticamente. Era divenuto sospettoso, col tempo si era  rinchiuso in una specie di fortino culturale (non dorato, era un uomo semplice e privo di fronzoli) dal quale scagliava le sue lance acuminate verso chi non condivideva le sue idee e il suo impegno. Poteva ancora darci molto, ma ha vissuto pienamente ogni sua giornata, in perenne compagnia dell’arte, nel tentativo  disperato di  dare un contributo concreto (anche a costo di posizionarsi   non sempre  in modo interpretabile) alla Calabria, che più di tanti altri ha generosamente servito e amato.

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