sabato 31 luglio 2010

Solidarietà all'editore Mimmo Garreffa



Bruciare libri è forse il nuovo “sport” di quanti, nella locride, non amano la parola scritta, la forza della sua azione culturale. Solo così è possibile dare una spiegazione “plausibile” all’attentato di venerdì scorso ai danni della neo-sede della tipolitografia di Mimmo Garreffa sita in Ardore Marina. Cumuli di libri anneriti dal fuoco, un odore acre e soffocante che - senza per questo voler fare paragoni esagerati - rimandano alle tragiche immagini della mai dimenticata propaganda nazifascista. Mimmo Garreffa, architetto, è tornato da Torino circa 25 anni or sono col preciso intento di contribuire alla crescita socio-culturale del nostro territorio. La sua piccola tipolitografia ha saputo nel tempo diventare anche un piccola casa editrice con al suo attivo circa 300 titoli, molti dei quali inerenti il recupero concreto della nostra memoria storica.
A Mimmo Garreffa e ai suoi collaboratori va la nostra solidarietà e il nostro affetto più cari per il vile attentato subito, con l’augurio che nuovi libri e nuove idee possano trovare collocazione e sostegno nelle iniziative future che di certo il nostro amico ricomincerà a produrre con lo stesso entusiasmo di prima.

Mimmo Garreffa e Vincenzo Stranieri

mercoledì 19 maggio 2010

Fiera del libro a Marina di Gioiosa Ionica 21-22 maggio 2010

Marina di Gioiosa Jonica (RC): I fiera dell'editoria reggina
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Lunedì 17 Maggio 2010 18:18
Il Sindaco del Comune di Marina di Gioiosa Jonica, prof. Rocco Femia, invita gli appassionati della lettura alla 1° fiera dell'editoria reggina, che si svolgerà presso la Biblioteca Comunale
“Pellicano Castagna” venerdì 21 e sabato 22 maggio 2010. La manifestazione si pregia della collaborazione del Sistema Bibliotecario Territoriale Ionico di Bovalino, degli Editori della Provincia di Reggio Calabria, nonché delle Biblioteche Comunali di Bovalino, Gioiosa Jonica, Caulonia, Marina di Gioiosa Jonica, Gerace, Bivongi e Monasterace. Venerdì 21 maggio è prevista la presentazione del libro Miti e leggende della Magna Grecia di Gaudio Incorpora; sabato 22 maggio sarà la volta di La koinè agropastorale nella Locride di Vincenzo Stranieri. L'Amministrazione Femia rivolge grande attenzione alla cultura locale, aprendo le porte delle
manifestazioni locali ad un pubblico vasto e variegato.
Il Sindaco
Prof. Rocco Femia

lunedì 5 aprile 2010

LA KOINE' AGRO-PASTORALE NELLA LOCRIDE (Massari e pastori tra medioevo e modernità)

Intervista a Vincenzo Stranieri di Francesco Ardino
la Riviera DOMENICA 14 MARZO 2010

Com’è nata l’idea di questa corposa ricerca storco-antropologica?
L’idea è maturata circa dieci anni or sono, quando cominciai a partecipare alle iniziative del Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo dell’Università della Calabria diretto dal Prof. Vito Teti,.


Cosa significa Koine’?
E’ un termine mutuato dall’antico dialetto greco, risale addirittura al periodo pre-ellenico. Significa mondo, universo, cultura. Pertanto, risulta adatto per definire le forme di un popolo e/o di una comunità. Mi è stato suggerito da un mio caro amico, Enzo Bartolo.


Ho notato che i pastori della Vallata La Verde - che nel libro trova ampio spazio, quasi ad essere elemento guida della sua ricerca antropologica,- si spostavano, specie quando l’erba era scarsa, dai luoghi montani verso la pianura. Dove, precisamente?
Anche per pastori della Locride la transumanza era un evento faticoso; pertanto, quando scarseggiava l’erba, erano costretti a trasferire i loro greggi presso i verdi pascoli di Marasà e Centocamere, poco lontano da Locri. Non le distanze percorse dai pastori d’Abruzzo, ma pur sempre uno sradicamento dai luoghi d’origine.


Nella premessa, lei accenna a curiosità e pregiudizi inerenti i pastori. Vuole meglio spiegarci di cosa si tratta?
Sui pastori vigevano tutta una serie di curiosità e racconti popolari a sfondo magico. Avendo modo di frequentare boschi e luoghi isolati, s’era affermato tra la gente dei villaggi vicini il convincimento che fossero depositari di eventi magici. Un albero, una caverna, un dirupo, un cespuglio, un elemento materiale significavano misteriose alchimie, riti maligni. Da qui tutto quel repertorio classico di folletti, ninfe, spiriti vari che, per la gente comune, riguardava la vita dei pastori, la loro natura aspra e selvaggia, il loro coraggio di vivere isolati e lontani dalle famiglie nei lunghi mesi invernali della transumanza, dormendo in ricoveri poco confortevoli, inadatti a ripararli dalle intemperie, specie quando le piogge cadevano ininterrottamente anche per diversi giorni.


Lei, unitamente al Prof. Teti, nel libro, sottolinea non poco ll ruolo rivestito dai cultori locali. Vuole spiegarsi meglio?
Negli ultimi anni ho più volte avuto modo di verificare il ruolo per nulla secondario svolto dai cosiddetti cultori locali, che, senza clamore, “soffiano” sulla polvere della storia secolare dei nostri luoghi. Sono dei ricercatori in proprio che lavorano al di fuori dell’ambito universitario, e, spesso, nella più completa solitudine. In zona, per fortuna, il loro numero é in aumento. E ciò rappresenta un motivo di speranza. . Quando Corrado Alvaro scrive in “Gente in Aspromonte”: “ E’ una civiltà che scompare, e su di essa non bisogna piangere, ma trarre, chi ci è nato, il maggior numero di memorie”, intende appunto sollecitare il recupero di quella coscienza storicamemoria antropologica di una comunità – Vito Teti lo spiega molto bene nell’introduzione al libro- senza la quale tutti gli avvenimenti perirebbero nel nulla. Conservare la vuol dire scolpire l’uomo nel suo lungo viaggio verso la conoscenza, contribuire alla conoscenza di una civiltà millenaria che chiede, con diritto, una sua legittimazione storica.


Ma la pastorizia era realmente redditizia?
La pastorizia, nonostante tutto, è stata un importante strumento economico per la crescita delle comunità in cui veniva praticata, rappresentando quasi sempre una fonte di reddito certa.


Nel libro vi è un lungo capitolo relativo alla vocazione poetica dei massari e dei pastori della Vallata La Verde. Di cosa si tratta?
E’ vero la Vallata La Verde presenta significative peculiarità:. Un discreto numero di massari e pastori è cattolico praticante, e, cosa non certo secondaria, compone, pur se analfabeta, versi dialettali di notevole tensione lirica. Ho rintracciato quattro pastori/poeti e quattro contadini/poeti, tra cui una donna.


Per finire, cosa ha inteso affermare con la sua ricerca storico-antropologica?
Non ho di certo inteso proporre improbabili ritorni a saperi ormai estinti. Ho cercato, invece, di rileggerli per inserirli in nuove forme di saperi locali che non taglino i ponti col passato. Oggi dobbiamo amaramente registrare che quanti tentano di valorizzare le ricchezze e la bellezza della nostra regione non sempre ottengono risposte/proposte concrete presso i nuovi ceti sociali e politici.