martedì 8 febbraio 2011

IL RUOLO DEL CORPO NELLA SOCIETÀ ANTICA E CONTEMPORANEA

              di Vincenzo Stranieri

Non conosco l’intimo motivo che mi ha fatto collegare il saggio di Carmelo Carabetta Corpo forte e pensiero debole. Immagine, efficientismo, edonismo, sessualità e corpo umano nel postmodernismo, Franco Angeli Editore, 2007, ad “Immobilità”, poesia d’amore di E. Evatušenko.

Forse perché entrambi, almeno in questo caso, si occupano del ruolo rivestito dal corpo umano nella cosiddetta società del postmodernismo, delineando, pur se da postazioni culturali diverse, i motivi che hanno determinato un “declassamento” della spiritualità.
Evatušenko prende atto che nella società odierna la forza dei muscoli prevale sull’intelligenza, il mito dei bicipiti è divenuto unità di misura dell’essere, e a nulla sembra servire la spiritualità di una coppia che, nel tempo, si è costruita la propria dimensione spirituale.
Declama infatti Evatušenko in “Immobilità”:
La vita non ci ha sottratto ancora
l’unica nostra proprietà:
i nostri corpi sovrani.
Ma atleti-super avanzano,
futilità e bicipiti combinati,
ci schizzano le schiene di mare,
gagliardi ci oltrepassano.
Scherzano con voce matura,
ma sento, e pare infantile ciangottio,
un “Colossale”, e ancora:
“Forte”,”Un maglio”…
L’analisi sociologica di Carabetta ben si coniuga con la tensione poetica di Evatušenko. Entrambi, infatti, si scagliano contro ”il dogmatismo biologico incentrato sulla ipervalutazione del corpo e sulla sessualità a dismisura, [che] favorisce nuovi modi di vita, sollecitando la crisi di alcune istituzioni e la neutralizzazione della tradizionale dimensione etica”.
Oggigiorno, specie agli anziani, non è consentita la sovranità del proprio corpo, e non solo per l’avanzare del mito dell’atleta super: all’orizzonte s’intravedono le forme di un corpo “destorificato”, per dirla con Featherstone, volto a rappresentare un benessere fisico illimitato. Tale falsa credenza è alimentata da un neonarcisismo che invade ogni spazio della vita umana. Difatti, come ben evidenzia Carabetta, “la cultura affermata del postmodernismo intende emarginare l’angoscia del corpo vecchio e cadente, con ogni sorta di intervento considerato utile per ostentare il giovanilismo ed emarginare i segni dell’usura del tempo”.
Ed in tal senso, il volume di Carabetta, ordinario di Sociologia della famiglia presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Messina, analizza e studia, con l’ausilio di una vasta quanto ricca bibliografia che include i maggiori studiosi della materia assieme ad importanti filosofi e scrittori, il ruolo del corpo sia nella società contemporanea sia presso le culture più significative del tempo passato.
“Nella società contemporanea - sottolinea Carabetta- all’anima non si riconosce più la centralità dei secoli passati… Il dogmatismo biologico incentrato sulla ipervalutazione del corpo e sulla sessualità a dismisura, favorisce nuovi modi di vita, sollecitando la crisi di alcune istituzioni e la neutralizzazione della tradizionale dimensione etica…, [favorendo] una incessante lotta per acquisire importanza, investendo il massimo dell’interesse nella cura del corpo, spesso a detrimento del necessario impegno per la formazione culturale e professionale”.



Carmelo Carabetta, Corpo forte e pensiero debole. Immagine, efficientismo, edonismo, sessualità e corpo umano nel postmodernismo, Franco Angeli Editore, 2007, pp.171, €16,00.

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