giovedì 12 gennaio 2012

“Per coraggio e per paura”, romanzo d’esordio di Palma Comandé, narra di una storia vera ed amara: i morti di Cefalonia durante la seconda guerra mondiale

                            Vincenzo Comandé, padre della scrittrice e  protagonista
del romanzo, è uno degli 11.700 combattenti della Divisione Acqui, sorpresa  all’indomani dell’8 settembre 1943 sull’isola greca di Cefalonia e decimata dai tedeschi, mentre l’Italia di Badoglio stava a guardare


   di Vincenzo Stranieri

La guerra ha tentacoli lunghi, avvinghia la preda senza alcun preavviso, distrugge i popoli, rigonfia di sangue i fiumi della storia umana, poi, sazia ma non doma, si nasconde nel sordido spazio di quanti coltivano il seme della non memoria.

Senza memoria qualsiasi popolo rischia di cadere nell’oblio dell’assenza, del mai avvenuto, del nulla, insomma. Ed è bene che la memoria individuale diventi memoria collettiva, ovvero che la conoscenza dei molti arrivi alle generazioni successive che, anche loro, dovranno assolvere a tale oneroso compito: proseguire sulla strada della conoscenza, trasmettere ciò che è stato come presente attivo, senza il quale il cammino d’ogni civiltà rischia d’essere senza luce, e per sempre. Ogni uomo è custode di uno straordinario vissuto, che va scandagliato nei suoi meandri più profondi. Alle volte, però, specie in ambito familiare, alcuni avvenimenti vengono disconosciuti per sempre.
Palma Comandè, l’autrice di questo romanzo permeato d’orrore misto a speranza, Per coraggio e per paura, Pellegrini 2004, cova fin da piccola l’intimo desiderio, attraverso la scrittura, di riscattare le sofferenza di suo padre Vincenzo, uno dei tanti soldati che hanno avuto la sventura di partecipare alla seconda guerra mondiale. Ed ha proprio ragione Pasquino Crupi (che ha curato l’introduzione di questo bel romanzo) quando  dice che“narrare la guerra non è facile. Le anime belle corrono il rischio della stagnazione dell’orrore, e quelle, che sembrano essersi fatte dure nell’attraversamento del negativo, per paradossale che possa apparire, corrono con piè veloci e l’ali aperte verso il crollo del cinismo (…) Non è questo il caso di Vincenzo Comandé, uno degli 11.700 combattenti della Divisione Acqui, sorpresa  all’indomani dell’8 settembre 1943 sull’isola greca di Cefalonia e decimata dai tedeschi, mentre l’Italia di Badoglio stava a guardare, e la storia, sempre irriverente con i vinti, si riprometteva di disperdere le innumeri ceneri per tenere le sue pagine monde da ogni immondizia della cronaca mortuaria di povera gente”.
Palma Comandé pensava che l’evento bellico vissuto da suo padre fosse contenuto nei libri di storia, ma, non trovandolo elencato, quasi dubita che la carneficina  di Cefalonia possa avere avuto luogo realmente. E ciò perché su quel fatto tragico era caduto un pesante silenzio, quasi che quei morti non appartenessero a nessuno, fossero privi d’identità,  senza Patria. E quando l’autrice decide di narrare la storia di suo padre, è ormai certa della verità  da lui narratele, ne conosce dal di dentro gli orrori. Nondimeno, “per anni attorno alle tombe ignote e irresolute dei morti di Cefalonia tacque la pietà e tacque la verità. Solo da qualche tempo, gli storici hanno scoperto quei tumuli generosi”. Ora, anche grazie all’impegno artistico di Palma Comandé, quei fatti hanno trovato la loro giusta collocazione storica. E’ un romanzo di esordio, quello della Comandé, il cui contenuto appartiene al “cuore del padre e viene scritto con le mani della figlia che accarezzano il cuore del padre”. Un linguaggio, come sottolinea Crupi, privo “ di una enfasi del sentimento che esagera le cose  e le fa vane, vuote e, soprattutto, irreali”.
Palma Comandé
Per coraggio e per paura,
Pellegrini Editore
Cosenza- settembre 2004
pp-367 - € 15.00

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