sabato 6 marzo 2021

Alessandro Sallusti intervista Luca Palamara IL SISTEMA (Potere, politica affari: (storia segreta della magistratura italiana), Rizzoli ed. Milano 2021

Intitolare un romanzo non è cosa semplice. Deve essere soprattutto tematico, pena facili depistamenti. Mettiamo di voler intitolare un “nostro” romanzo IL SISTEMA, conseguentemente dobbiamo stare attenti a non creare equivoci con i Sistemi che imperano dalla notte dei tempi, e che sempre e comunque si coniugano con il Potere cui appartengono quanti impongono le proprie ideologie su noi comuni mortali. Oltre al titolo, il romanzo abbisogna di una bella trama: accattivante, verosimile, e con in serbo qualche vellutata storia d’amore. Detto questo in soldoni, il discorso sarebbe lungo e faticoso, ho da dirvi che per leggere SISTEMA (Sallusti intervista Palamara) ho dovuto pensare all’intervista non come a un’operazione normale di inchiesta giornalistica. No. per poterla leggere fino in fondo, l’ho dovuta pensare come si fa per un romanzo: periodo storico, protagonisti, tessitura, trama, esito finale. Ma non pensiate che la cosa riesca facilmente. Spesso si ha l’impressione di venire a conoscenza di fatti non più inverosimili, inventati da chissà quale fervida fantasia. No. Palamara, è vero, è un regista abile del SISTEMA. Ma non è il solo, purtroppo. Nella piramide del potere inerente la magistratura italiana egli è forse il più coriaceo, il più accreditato presso le procure compiacenti. ma vi sono altri numerosi colleghi che lavorano sottotraccia per il Sistema.

Palamara ha scoperchiato il vaso di Pandora? Solo in parte. Da anni la magistratura mostra crepe al suo interno, fibrillazioni non sempre sopite. Si capisce bene dalle confidenze di Palamara a Sallusti, s’intuisce che il SISTEMA traballa allorquando gli interessi non collimano con gli obiettivi primari degli organismi interni. Tutti aspirano a qualcosa, nessuno vuole recedere, crescono così colpi bassi difficili da archiviare, accuse pesanti da proferire senza alcun ritegno. Crescono pure i Dossier, informazioni segrete da carpire anche con l’inganno e da utilizzare nei momenti opportuni. Il magistrato X ambisce, magari legittimamente, a essere promosso Procuratore Capo di una città a lui gradita, ma deve rinunciarvi perché, stranamente, viene resa pubblica una sua disavventura, chiamiamola così, verificatasi in passato e che ora assurge a colpa indifendibile. Tranello dopo tranello, sgambetto malevolo dopo sgambetto.

Palamara usa un proverbio azzeccato per mostrare le basi un tempo cementificate del SISTEMA giustizia, ovvero che CANE NON MANGIA CANE. E invece i morsi sono in aumento, fanno male, logorano i rapporti storici, inficiano le regole interne al SISTEMA Il nepotismo  non conosce distinzione di classe,  un po’ tutti, all’occorrenza, attingono alla mammella materna. Non sempre è un fatto immorale, si può essere bravi figliuoli pur in presenza di genitori ingombranti, ben inseriti in ambiti sociali altolocati. Tuttavia è più facile ritrovarsi contadini quando si proviene da famiglie dedite da lunghe stagioni all’aratura dei campi. E quindi il cosiddetto  ASCENSORE SOCIALE , strumento  per scalare  le irte montagne  che conducono a posti di prestigio, ha una sua peculiare funzione, difficilmente dà spazio e trasporto a quanti non orbitano negli alvei riconosciuti degli eletti, che hanno conosciuto SOLO vizi e bambagia.  E’ vero non bisogna generalizzare, non sempre i figli  prendono il posto dei padri, ma pochi s’oppongono  al SISTEMA che sorregge certi ambienti legati al POTERE  di turno. Che anche in Magistratura l’ascensore sociale funzioni senza particolari intoppi è fatto ormai accertato. E questo non necessariamente tra parenti prossimi. E visto che stiamo parlando di Luca Palamara, figlio di magistrato, il quale ha dovuto per forza di cose “vomitare” il malaffare esistente nel suo mondo  lavorativo, non risulta giusto giudicare  il mondo della magistratura come un corpo compatto inserito nel SISTEMA. Lo assicura lo stesso Palamara, che i buoni magistrati ci sono e che lavorano con dedizione e onestà professionale. Non mi è antipatico Palamara perché alla resa dei conti, e non solo per difendersi dalle conseguenze, ha ammesso cose che altrimenti sarebbe rimaste sepolte nell’omertà e quindi nell’oblìo. Spero tanto che un bel po’ di magistratura si pensioni, che vada a casa, ha già avuto troppo e senza pagare nulla in cambio. Spero tanto nei giovani magistrati da poco entrati in funzione, e che forse sapranno  stare lontano da qualsiasi SISTEMA di potere, inaugurando così stagioni nuove e positive e questo in nome di Falcone, Borsellino e tutti gli onesti rappresentanti dello Stato (a tutti i livelli) che hanno lottato per darci  un mondo ricco di ideali che tutti noi siamo chiamati a  custodire con estremo pudore.

 


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