venerdì 9 dicembre 2011

"LA PROVINCIA UMANA” NE I “RITRATTI” DI GIUSEPPE ITALIANO

 RIVISITAZIONI                                              di Vincenzo Stranieri

Nel suo primo lavoro diaristico-narrativo, Ritratti, (Editoriale Progetto Parallelo 2000, Cosenza, 1995), la cosiddetta realtà esterna risulta agli occhi di  Giuseppe Italiano un patrimonio che, se non appuntato a mo' di ritratto, scompare per sempre, non appartiene al vissuto.
L'autore  è impegnato nella denuncia di ciò che appare eticamente non giusto, di  chi -a esempio- " spacciava per opere di bene gli atti dovuti".
E nel fare ciò non giustifica alcuna umana debolezza, non ammette la più minuta ipocrisia, tantomeno sopporta che "Ai funerali del grande scrittore, il funzionario Ilario si muove, ammicca, sorride, tra i massimi esponenti della politica...".
Italiano si sforza nella costruzione di un palcoscenico dominato da personaggi la cui azione teatrale non supera quasi mai la mediocrità. Un mondo di inetti convinti di essere al centro della storia.
Pertanto, in presenza di tanto umano squallore, le pagine parlano il linguaggio della delusione, evidenziano un disagio esistenziale notevole.
L'elenco dei disonesti tracciato dal Nostro è lungo. Vi è il ritratto di chi ottiene favori, di chi approfitta del malgoverno per arricchirsi a piene mani, di chi utilizza la propria posizione sociale per produrre angherie a scapito degli onesti.
"Usciti dal carcere, dove avevano dimorato per mesi, gli amministratori, si presentano all'Ente e vengono accolti con fragoroso applauso dai colleghi".
Un mondo dove risulta indispensabile essere furbi, ipocriti, servili fino al grottesco.
"Parla male del  Sindaco. Quando lo incontra, lo saluta amichevolmente e si dichiara a sua disposizione".
Un mondo dove gli occhi dell'infanzia non hanno ancora la forza di cogliere le forme di inganni mimetizzati dietro sorrisi ingannevoli. "Mi sorrideva con affetto, mi usava delicato rispetto, quantunque fossi un bambino. Seppi dopo anni che era la donna di tutti". E' una provincia  lontana dal mondo, quella narrata da Italiano, che egli, nonostante i numerosi lati negativi, ama  passionalmente.
Sullo sfondo dei ritratti di Italiano, si intravede, quasi come un'ombra velata, la figura di Mario La Cava,  autore, tra l'altro, del famoso "Caratteri" pubblicato da Einaudi.
Italiano, si sa, è stato in stretto rapporto umano-culturale con La Cava, e ha dovuto lottare  non poco per  pervenire a quella unità stilistica necessaria per camminare in piena autonomia. Ciò è confermato dai  suoi successivi lavori (La forza della semplicità-Francesco la Cava tra scienza e fede- AGE, 2002, e i numerosi saggi, recensioni su quotidiani e riviste di una certa levatura, dove  si è mostrato in grado di reggere all’urto della solitudine di provincia, per narrare forme più vaste  di umanità sofferente.

                                     

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