mercoledì 21 dicembre 2011

A proposito accise e di lacrime e sangue. Lettera a un amico lontano

                      DI VINCENZO STRANIERI *
Caro amico, rispetto profondamente la tua rabbia, il tuo disappunto. Ma se dovessimo disquisire sull'argomento per mezzo della parola scritta, allora il discorso pretenderebbe una piega diversa, meno “semplicista” per come l'ho voluta intavolare.
Tutti diciamo cose giuste, tutti sappiano come vanno le cose di questo il mondo (dell'altro speriamo di venirne a conoscenza il più tardi possibile). Accise, nepotismi, liberalismo sfrenato, ruberie all'infinito, etc., credi che ci sia qualcuno sano di comprendonio che accetti tutto questo senza un minimo di sussulto interiore? Tuttavia, per quanto mi riguarda, le urla di Grillo sono frutto di una sua specifica patologia (logorroico, ghignante etc.) che in psichiatria si chiama "sindrome bipolare cronica", e con tutto il rispetto umano verso quanti ne sono afflitti, non è possibile affidare le sorti dell'Italia a un personaggio che, se non sbaglio, da buon ligure si è fatto i soldini, vive in una villa non certo da quattro soldi e, non pago del successo artistico, si è convertito alla politica urlante. Insomma, non ha le carte in regola per fare il profeta, non somiglia in niente al piccolo Buddha, e se ha letto Siddharta, è chiaro che l’ha fatto da una prospettiva sbagliata. Bossi era/è un elettro medico, così si è autodefinito nel corso di un'intervista quando ancora era agli esordi con il marchio della lega lombarda. E lasciando ai piccoli acquitrini del varesotto le trote di famiglia, il suo populismo è ormai carne putrefatta.
Celentano è un altro populista (con e/o senza la via Gluck) che ha poggiato il sedere su un bel sacco di miliardi, vive in villa principesca, per poi, all'occorrenza, sputare sentenze, rimanendo attento, però, ai cachet RAI quando, con i nostri soldi, decise di romperci i timpani con lunghi quanto “loquaci” silenzi. Di Pietro è anch'esso un populista: contadino furbo, una sorte di Bertoldo alla corte del Principe. Ha tutto il partito nelle sue mani, palazzi a destra e manca, suo figlio maggiore è stato eletto consigliere regionale in Molise, per non parlare dei suoi trascorsi di magistrato arrogante a dismisura, accecato dall'odio verso tutta la politica, per poi finire anch'esso nel tritacarne dei prestiti facili per l’acquisto di un'auto usata che, a distanza di vent'anni, non si capisce bene con quali soldi l’abbia pagata. Diceva Corrado Alvaro (in Quasi una vita, mi pare) che, spesso, ci illudiamo che anche il male contenga un po' di bene. Quando vedo demagoghi, pseudo imbonitori che aizzano folle gaudenti, mi viene una paura-panico, perché la storia ci ha insegnato che tutti i capi-popolo, acquisito il potere. sono divenuti dei meri carnefici. Vuoi che io non sappia quello di cui parla Grillo? Vuoi che io non sappia tutto il resto ? Ma, per quanto mi attiene, non è dando linfa a questi mitomani che costruiremo un'Italia nuova e diversa. Intanto basterebbe essere: uomini umili ma accorti, propositivi e privi di alterigia; genitori autorevoli ma non autoritari (conta l’esempio più che il sermone volutamente istrionico di Fiorello), professionisti/o pensionati pregni di dignità e rispetto delle regole democratiche. Tutto ciò sarebbe già un miracolo. E poi, visto che abbiamo già dato molto, pagando di persona prezzi elevatissimi (tu ed io ne sappiamo qualcosa) sperperando preziose energie, non dobbiamo per forza indignarci inseguendo il vendi/pentole di turno. La storia, come ben sai, è cosa seria, ha tentacoli lunghi, ci insegue ad ogni passo, è accorta più del diavolo, ci costringe a virate coraggiose quando il mare è in burrasca. Per questo temo i bucanieri alla Grillo, perché sono spinti non da vera sete di giustizia ma da istinti faraonici capaci di intorpidire oltremodo le già acque già putrefatte  della politica italiana e non . Riprendersi la Polis non è facile, nemmeno reiventarsi realtà di cultura in poco tempo; tuttavia bisogna insistere dentro l’alveo delle regole democratiche nel tentativo di realizzare un’alternativa moralmente decorosa da contrapporre al marciume odierno, recuperando il senso dello Stato e quindi dell’appartenenza. Belle parole, lo so anch’io, ma è pure umano voler tirare il fiato, guardarsi attorno con maggiore attenzione, non farsi fregare da valutazione affrettate. Questo non vuol dire che la sinistra non possa - se aiutata a crescere e a migliorarsi- proporsi  alternativa valida alla demagogia cui ho accennato. Non era vera sinistra nemmeno il partito di Bertinotti, l’ex sindacalista borghese vestito all’inglese, con due filippine al suo servizio e un reddito annuo dichiarato di circa 600. 000 euro. Per questo e altro preferisco il buon Bersani (io che sono e rimango un socialista che non ha vergogna di dichiararsi tale) e non un Renzi  pseudo-rottamatore che, appena insediatoti quale Sindaco di Firenze, ha pensato  bene di arredarsi l’ufficio spendendo un sacco di soldi. Ha rottamato il vecchio ufficio con mobilio nuovo, insomma. Questi parolai-sbruffoni, questi maestri della metafora/sibilante alla Vendola, questi neo-giullari che usano un linguaggio enfatico al mero scopo di spaventare le  “vecchie zie”, mi fanno specie più degli impaludati dinosauri.  Aveva ragione Gaber, dunque? Monti, stasera, ci parlerà di lacrime e sangue, e i primi a pagare saremo tu ed io, e vuoi che non sia indignato, stante, pure, che dopo trentaquattro anni di servizio percepisco 1280 euro il mese?  Vuoi che stia tranquillo avendo tre figli che, come i tuoi, e altri milioni di giovani, sono alla disperata ricerca di una legittimazione socio-economica, oltre che culturale? Nondimeno, come anticipatoti, Grillo e company sono dei pericolosi dittatori in pectore.
* (pubblicata su “il Quotidiano di Calabria” l’8.12.2011, p-23.)

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