Mi accoglie contenta, ama parlare, trasmettere le sue conoscenze perché i “giovani d’oggi nulla sanno di noi, del nostro passato, del nostro antico sudore”. La sua voce, nonostante la raucedine, è intonata a pregna di antiche fonìe. Il suo entusiasmo è contagioso, la sua serenità “sputa in faccia” al vivere moderno, ai suoi ritmi frenetici, disumani, massificanti. “Vengo dall’orto, ho dato da mangiare alle galline e, poi, ho bevuto un po’ di latte”, mi dice nel mentre mi fa accomodare. Una casa piccola ma pulita, ordinata e, quel che conta, piena di luce. “Fici ventu assai stanotti”, mi dice con tono un po’ preoccupato, perché il luogo dove è ubicata la sua casa è molto esposto ai venti, poggia proprio ai bordi estremi di Rione Pizzo da dove è possibile ammirare un panorama marino di circa 50 km. E’ un po’ sorda e devo “alzare la voce” per farmi capire. Il canto qui proposto è intitolato la “Zingarella”, una giovanissima nomade cammina per dodici anni alla ricerca di Maria che nel suo grembo (per intervento divino) porta Gesù di Nazareth. Intende leggere la mano della Madonna, per predirle il futuro.
Pulitanò Elisabetta |
Caraffa
del Bianco, 10 dicembre 2012, ore 1024.
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