NELLE PROFONDITA’ DELLA MEMORIA/SCANDAGLIO DI DOMENICO TALIA
Enzo Stranieri
“Inventario delle ombre (Racconto di un’infanzia al Sud)” di Domenico Talia, Rubbettino 2023, è la testimonianza di quanto possa andare in profondità la memoria, specie quando ripercorre le fattezze dell’infanzia vissuta dall’autore in un profondo Sud teatro di emigrazione e diseguaglianze sociali. Il vissuto insegue il percorso di vita d’ogni uomo e col trascorrere degli anni si trasforma in memoria viva, in“Inventario delle ombre”, appunto. Tuttavia, Nonostante il bisogno e il desiderio di ricordare, ci può accadere di credere che sia inutile farlo, che non serva tornare sulle ombre dei propri passi. Infatti, ci vuole coraggio e delicatezza nell’affondare il bisturi nelle profondità di un’infanzia ancora viva e ricca di luce rivelatrice. Talia questo coraggio mostra di averlo, come pure la sobrietà narrativa, mai celebrativa o inutilmente nostalgica. Sa che il suo impegno può andare incontro a qualche insidia e questo perché La memoria è una barca che risale la corrente, cosicché il nocchiero deve avere la forza di risalire il fiume senza subire particolari danni. L’autore, evita, pertanto, un mero viaggio riassuntivo nel passato, sa che la memoria è in grado di racchiudere solo una parte del vissuto e, all’occorrenza, può essere anche ingannevole. Ricorre poco alla prima persona, cerca di descrivere i luoghi del mondo trascorso rispettandone le forme più rappresentative, ma evitando testimonianze retoriche. E’ un tessuto linguistico alquanto oggettivo, ma senza per questo distaccato. E’ rispetto, emozione profonda mai ostentata. Sa di essere un semplice testimone, non ha la pretesa di ricostruire per intero il mosaico umano della sua fanciullezza. Talia ha bisogno di rivisitare le “ombre” per poi custodirle nella sua mente generosa, mai sazia di un passato/presente che lo invita a continue rivisitazioni spazio/tempo. Dicevo del linguaggio, del fatto che, volutamente, egli narra come un viaggiatore altro, con lo spirito di chi non intende troppo personalizzare vicende lontane preservate con cura ma non per questo mitizzate. E’ una narrazione descrittiva, il desiderio di affidare al lettore l’onere di penetrare nelle forme più recondite di quanto descritto. Un’infanzia semplice ma ricca di un’umanità prodotta da secoli di storia vecchia e nuova, di personaggi rievocati, a tratti, con un velo di fantasia gioiosa. Il saggio/racconto di Talia si sorregge su una precisa impalcatura etnografica dove il poco rappresentava il molto, in particolare la libertà dei ragazzi di vivere per molte ore del giorno all’aria aperta dove praticare giochi tramandati nel tempo. L’autore, con una scrittura lineare e conforme al vissuto, dimostra l’importanza dello svago, della libertà pedagogica di quel mondo, per nulla primitivo, ma ricco di convivialità. Resta da dire che il narrato/memoria è sorretto da numerose rivisitazioni filosofiche, narrative, saggistiche che lo inseriscono in una storia vera e universale