Ieri osservavo mio figlio Federico (cinque mesi e mezzo) stringere tra le manine un foglio di quaderno che, dietro l’incalzare della piccola presa, produceva un lieve fruscio. Lo so, può sembrare assurdo soffermarsi su una scena di questo tipo. Ma il mio pensiero è andato subito ad occuparsi del significato delle cose. Certo, mio figlio, data l'età, non ha potuto razionalizzare il suo rapporto col foglio bianco, la sua curiosità era dettata più da un dato istintivo. Tuttavia, pure gli adulti cedono all’istinto e in nome del possesso delle cose commettono follie, dichiarano guerre fratricide, calpestano popoli inermi. Oggi, nel pieno fulgòre della civiltà dei consumi, siamo circondati, meglio invasi, da una quantità di oggetti in buona parte inutili. Nella civiltà contadina, invece, il valore degli oggetti era assoluto, doveva avere in sé il senso dell’utilità, ed era custodito come qualcosa di importante, per non dire vitale. Un recipiente di terracotta era vitale per dissetarsi, una giara doveva custodire l’olio per più annate. Viene in mente il romanzo “ L’uomo è forte ", di Corrado Alvaro, scrittore europeo nato alle falde dell’Aspromonte (S.Luca). Egli vi narra la coercizione dei sistemi totalitari. I personaggi sono immersi in un’atmosfera più che kafkiana, in un mondo dominato dal sospetto, dove tutto diviene colpa, anche l’amore. Il regalo di un’arancia grossa e succosa rappresenta l’elemento più “ umano”, ricorda la solarità e la limpidezza del mare, il calore culturale di un popolo contrapposto al grigiore cupo del Potere. Gli oggetti, dunque, non sono senza voce (senza volto), possiedono dei valori fortemente simbolici. Oggi, purtroppo, le cose sono adoperate come mezzo di rappresentazione (status symbol), come strumento per affermare in modo “ forte” la propria presenza. Federico, intanto, continua il suo gioco innocente.
lunedì 22 ottobre 2012
mercoledì 17 ottobre 2012
VERBO POPOLARE DA PRESERVARE
E’ da parecchio tempo che penso sia giusto ed utile organizzare un gruppo di lavoro col compito di registrare le voci, la parlata, il dialetto, insomma, delle diverse generazioni dei nostri piccoli paesi.
La memoria di un popolo è una ricchezza inestimabile da conservare “religiosamente”.
Gli anziani- ad esempio- sono un “archivio umano” unico e singolare, sono i custodi della civiltà contadina, ricca di valori millenari, in grado di posizionare l’uomo al centro della vita, lontano dall’odierna emarginazione e indifferenza.
A Roma, esiste un centro studi fonetici, mi pare questo il suo nome, dove sono custodite circa 250.000 voci.
A prima vista potrebbe sembrare un laboratorio per specialisti della materia (filologi, glottologi etc), invece, a parte gli studi suoi suoni, sul ritmo della parlata, l’archivio evidenzia che v’è il rischio reale di perdere per sempre le nostre radici linguistiche, i nostri idiomi e quindi la nostra cultura.
Nei nostri piccoli paesi si è forse ancora in tempo a promuovere iniziative tese al recupero della nostra memoria linguistica.
martedì 16 ottobre 2012
ELIETTA (SULLA STRADA DELLA VITA)
Elietta
Elietta si era svegliata all’improvviso, aveva fatto un brutto sogno. Andò in bagno e si sciacquò il viso. Si guardò allo specchio, era tesa in volto, qualcosa l’aveva angustiata nel sonno. Ricordava un granchio gigantesco che la inseguiva sulla spiaggia del suo paese riverso da secoli su una marina ricca di scogli e piccole baie.
Elietta si era svegliata all’improvviso, aveva fatto un brutto sogno. Andò in bagno e si sciacquò il viso. Si guardò allo specchio, era tesa in volto, qualcosa l’aveva angustiata nel sonno. Ricordava un granchio gigantesco che la inseguiva sulla spiaggia del suo paese riverso da secoli su una marina ricca di scogli e piccole baie.
DOMENICO MISITANO, I MAESTRI DEL CUORE.
S.Agata del Bianco, 25
gennaio 2014
di Vincenzo Stranieri
Il
maestro elementare Domenico Misitano (Samo di Calabria (Caraffa del Bianco), 2
dicembre 1933), ha di recente ripubblicato il suo poema giovanile “I maestri del cuore”, Franco Pancallo
Editore, Locri, 2014, composto da 28
canti, l’ultimo a mo’ di congedo dal mondo della scuola dove ha trascorso
un’intera vita assieme a ragazzi desiderosi di conoscenza e affetto, sempre in
pieno dialogo con i colleghi: stimati e voluti bene come fratelli.
IL VINO ROSSO DEL MIO AMICO
L’amico col quale sto parlando è rimasto impigliato nel velo di un vino robusto. No, egli ragiona, ma è pure accarezzato da una leggerezza lieve, quasi un soffio di vento, che lo spinge verso gradevoli metafore.
sabato 13 ottobre 2012
Pietra di pomice sull'animo umano (per ammorbidirlo)
La storia non è possibile raccontarla, Daviddù,
a meno che non si diventi un profeta
con lo sguardo rivolto all’indietro.
O, meglio, non si diventi un angelo
che attraversa la Storia
con le spalle rivolto al futuro. (D.Enia)
Che bella sorpresa la lettura di alcuni racconti di Davide Enia, trentottenne palermitano con alle spalle una notevole produzione letteraria oggetto di numerosi premi!
giovedì 2 agosto 2012
PRIMA E SECONDA GUERRA MONDIALE - I SOLDATI DELLA VALLATA LA VERDE-
La guerra non può essere modificata, deve essere abolita.
Albert Einstein
Come al tempo delle lance e delle spade,
Albert Einstein
Come al tempo delle lance e delle spade,
così anche oggi, nell'era dei missili, a uccidere,
prima delle armi, è il cuore dell'uomo.
Papa Giovanni Paolo II
Questa sezione è dedicata ai soldati (morti, dispersi e reduci) della nostra vallata che hanno partecipato alle due terribili guerre mondiali del secolo scorso.
Chiunque sia in possesso di documenti, foto, lettere e/o altro, è invitato a contattarmi (tel.0964/956683- cell. 338-3191977, e-mail: vincenzostranieri@hotmail.com).
L’intento è di creare un archivio di memorie che possa farci ricordare il loro sacrificio, le loro giovani vite inghiottite dalle follie belliche che hanno animato (e che ancora animano, purtroppo) "uomini" privi di scrupoli e amore per il prossimo.
ELENCO CADUTI (nati in Caraffa del Bianco) DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE -1915-1918
1) ALAFACI FRANCESCO ROSARIO DI PAOLO soldato 1° reggimento granatieri, nato il 7 ottobre 1896 a Caraffa del Bianco, distretto militare di Reggio Calabria, morto il 28 agosto 1917 a Roma per ferite riportate in combattimento.
2) ALVARO GIUSEPPE DI VINCENZO soldato 70° reggimento fanteria, nato il 1° ottobre 1895 a Caraffa del Bianco, distretto militare di Reggio Calabria, disperso il 27 ottobre 1917 in combattimento.
mercoledì 18 luglio 2012
FINALMENTE RISTABILITA LA VERITA' STORICA SULLA CHIESA MATRICE S. MARIA DEGLI ANGELI DI CARAFFA DEL BIANCO (RC), PIAZZA UMBERTO I
PROLOGO
Da
piccolo, quando il paese non aveva confini e noi ragazzi girovagavamo
indisturbati per le antiche "rughe”, amavo guardare da alcune feritoie del
grosso portone di legno rovinato dalle intemperie l’interno della
S.Maria degli Angeli” ormai abbandonata a se stessa.
Riuscivo a intravedere il colore azzurro chiaro delle pareti, alcune cornici bianche nei pressi della cupola, i gradini di legno che portavano al ballatoio dove era sistemato un mastodontico organo a canne.
Riuscivo a intravedere il colore azzurro chiaro delle pareti, alcune cornici bianche nei pressi della cupola, i gradini di legno che portavano al ballatoio dove era sistemato un mastodontico organo a canne.
sabato 7 luglio 2012
CARAFFA DEL BIANCO: ANTONIO (NTONI) VIGLIANTI, MASSARU DI LATTARE (CAPRE E PECORE).
La seconda edizione del mio lavoro La Koinè agro-pastorale nella Locride (Massari e pastori tra medievo e modernità, ed. AGE, Ardore Marina, 2010, spero disponibile in tempi brevi, prevede, oltre alla consueta operazione di errata/corrige, l'ampliamento di alcuni capitoli, il censimento di nuove famiglie di massari e pastori prima non rilevate, foto e documenti d'archivio inediti.
mercoledì 27 giugno 2012
Intervista di Francesco Ardino a Vincenzo Stranieri, a proposito della laurea ad honorem in filologia moderna conferita dall'Unical al grande scrittore nativo di S.Agata del Bianco (RC)
DI FRANCESCO ARDINO
D: Lei ha scritto alcuni interessanti saggi su Saverio Strati dai quali si evince una frequentazione culturale con l’autore de La Marchesina (1956), se pur limitatamente ai periodi in cui l’artista faceva ritorno nella sua casa di contrada “Cola” in S. Agata del Bianco, suo paese natio.
Iscriviti a:
Post (Atom)