E’ da parecchio tempo che penso sia giusto ed utile organizzare un gruppo di lavoro col compito di registrare le voci, la parlata, il dialetto, insomma, delle diverse generazioni dei nostri piccoli paesi.
La memoria di un popolo è una ricchezza inestimabile da conservare “religiosamente”.
Gli anziani- ad esempio- sono un “archivio umano” unico e singolare, sono i custodi della civiltà contadina, ricca di valori millenari, in grado di posizionare l’uomo al centro della vita, lontano dall’odierna emarginazione e indifferenza.
A Roma, esiste un centro studi fonetici, mi pare questo il suo nome, dove sono custodite circa 250.000 voci.
A prima vista potrebbe sembrare un laboratorio per specialisti della materia (filologi, glottologi etc), invece, a parte gli studi suoi suoni, sul ritmo della parlata, l’archivio evidenzia che v’è il rischio reale di perdere per sempre le nostre radici linguistiche, i nostri idiomi e quindi la nostra cultura.
Nei nostri piccoli paesi si è forse ancora in tempo a promuovere iniziative tese al recupero della nostra memoria linguistica.
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