di Vincenzo Stranieri
Il
maestro elementare Domenico Misitano (Samo di Calabria (Caraffa del Bianco), 2
dicembre 1933), ha di recente ripubblicato il suo poema giovanile “I maestri del cuore”, Franco Pancallo
Editore, Locri, 2014, composto da 28
canti, l’ultimo a mo’ di congedo dal mondo della scuola dove ha trascorso
un’intera vita assieme a ragazzi desiderosi di conoscenza e affetto, sempre in
pieno dialogo con i colleghi: stimati e voluti bene come fratelli.
Al calabrese Misitano Angera, cittadina del varesotto accarezzata dal lago omonimo, è stata e continua ad essere una “seconda” patria che ha dispiegato le ali del giovane maestro venuto dal dal mondo considerato anche in tempi non molto lontani come “Affrica, due “ff”” quasi a volerne sottolineare la distanza, l’ inferiorità antropologica.
Ma
il Nostro non ha vissuto, per fortuna, alcuna manifestazione di razzismo. Si è
ben inserito nel tessuto sociale di Angera, ne è stato anche vice- sindaco ed apprezzato
assessore alla cultura.
Ma
non ha di certo dimenticato la sua terra, il suo piccolo paese natìo poggiato
su un’amena collina dove, dopo il pensionamento, è tornato per trascorrervi
nella calma delle antiche rughe il resto della sua vita.
Qui,
inaspettatamente, il fato gli ha fatto
incontrare “Topolina”, una cagnetta ferita
mortalmente che Misitano ha curato come una figlia, salvandola così da morte
certa.
Sono
sempre insieme, passeggiano tranquilli per le vie del piccolo borgo. “Topolina”
è una presenza quasi filiale che gli
illumina le lunghe giornate.
Ad
Angera è stato un maestro elementare esemplare, che ha dato e ricevuto tanto
dai suoi numerosi allievi.
Ha
dato e molto ricevuto anche dai suoi colleghi di lavoro, che descrive
amorevolmente nel suo poema “I maestri
del cuore”.
Una
gamma di personaggi ove, però, a primeggiare è sempre il genere femminile. Misitano
è molto attratto dalle donne: le
osserva, le studia, le desidera.. le ama. Ma non è propenso a rapporti
duraturi, specie quando si tratta di raggiungere l’altare.
E’
donna angelicata, la sua donna, ma anche sensuale e provocante, un mondo che
accoglie nel suo ventre materno i desideri coltivati durante l’infanzia quando
tutto si tramuta in mito.
Ma
la pedagogia rimane la vera protagonista- come è giusto che sia- del versi del
Nostro, con al centro un intervento didattico mirato in grado di dare risposte
concrete all’alunno, al suo mondo,
In
chiusura, non possiamo non sottolineare il velo di amarezza che appanna l’animo del Misitano, specie
quando egli medita sul tempo che passa,
conscio che nulla dura in eterno, che bisognerà dare conto a Dio del proprio
vissuto.
Sono
tanti i versi citabili, ma forse è bene chiudere leopardianamente questo nostro
piccolo assunto.
Troppo ingrata, non pia, madre natura,
né pietosa del mal, né della morte,
pensa a se stessa e i figli suoi non
cura;
promette e inganna nella sorte,
per apparire, poi, malvagia e dura
quando tu cadi o bussi alle sue porte:
più non t’illude il cuor del suo
sorriso,
né t’asciuga una lacrima dal viso. (pag.75)
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