lunedì 29 ottobre 2012

LA FORTUNA DI CHI CREDE IN UN DIO "DISTRATTO"

 S.Agata, 27 dicembre 1998, ore 7,50.
La fortuna di chi crede in un Dio è grande. Se è vero che le deleghe creano il potere, poca colpa è delegare la propria anima (trattasi dell’uomo che non sa perché esiste a questo mondo e a questo modo) a colui che è, alla potenza di chi non ha bisogno del tempo e dello spazio e che incarna totalmente il tutto.
 Ma forse perché distratto, forse perché assonnato, da secoli Dio lascia gli uomini nel freddo, non interviene quando la lotta fratricida ammette la lama del machete ed i missili sibilano dentro i cuori di popoli inermi.
Dio s’è distratto, dunque, e l’uomo ne approfitta.
Oppure, come spesso la ragione detta agli uomini, non esiste, è un’invenzione per non sentirsi solo nel vuoto dell’eterno Universo.
Ma se Dio esiste, pure se distratto, quando aprirà gli occhi sul mondo griderà più di Munch per l’orrore commesso in sua assenza.
Sarà un Dio solo (privo dello specchio umano che, pur se deforme e spesso privo di colori e luce) che a caro prezzo avrà pagato l’attimo in cui degli uomini poco s’è curato.
Non lo specchio umano, ma una palude limacciosa e fetida, un inferno solitario e maligno, incapace di specchiare le fattezze di Dio, del suo mondo senza fine.







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