Saverio Strati versa in condizioni di salute pessime. Non si fa trovare da nessuno, ha staccato il telefono, non comunica più con l’esterno. Probabilmente la caduta dalle scale (abita in Toscana, precisamente a Scandicci, al IV piano di un palazzo privo di ascensore), avvenuta tempo addietro, l’ha debilitato nel fisico e nel morale.
Spiace sapere di questo suo isolamento. Anche se ha quasi novant’anni, è ancora lucido, ma forse non è più curioso, è depresso.
Da circa
quattro anni usufruisce della Legge
Bacchelli, un sussidio che gli consente di
continuare a vivere dignitosamente. Ma quando arriva la cattiva salute,
quando non si trova più la forza per
scrivere, narrare il proprio mondo interiore tutto sembra immerso nell’oblio,
non si ha voglia di andare avanti, di sperare nel futuro. Certi stati
d’animo non tengono conto di quello che si è fatto in tanti anni di proficuo
lavoro intellettuale, alimentano
l’amarezza, allontanano dalla creatività.
Non lo
incontro da molto tempo, ormai. Ho avuto la fortuna e il privilegio di
confrontarmi con lui quando ancora faceva ritorno a S.Agata del Bianco, suo
amato paese natìo, precisamente in contrada Cola.