S.Agata, 27 dicembre 1998, ore 7,50.
La fortuna di chi crede in un Dio è grande. Se è vero che le deleghe creano il potere, poca colpa è delegare la propria anima (trattasi dell’uomo che non sa perché esiste a questo mondo e a questo modo) a colui che è, alla potenza di chi non ha bisogno del tempo e dello spazio e che incarna totalmente il tutto.
Ma forse perché distratto, forse perché assonnato, da secoli Dio lascia gli uomini nel freddo, non interviene quando la lotta fratricida ammette la lama del machete ed i missili sibilano dentro i cuori di popoli inermi.
Dio s’è distratto, dunque, e l’uomo ne approfitta.
Oppure, come spesso la ragione detta agli uomini, non esiste, è un’invenzione per non sentirsi solo nel vuoto dell’eterno Universo.
Ma se Dio esiste, pure se distratto, quando aprirà gli occhi sul mondo griderà più di Munch per l’orrore commesso in sua assenza.
Sarà un Dio solo (privo dello specchio umano che, pur se deforme e spesso privo di colori e luce) che a caro prezzo avrà pagato l’attimo in cui degli uomini poco s’è curato.
Non lo specchio umano, ma una palude limacciosa e fetida, un inferno solitario e maligno, incapace di specchiare le fattezze di Dio, del suo mondo senza fine.
lunedì 29 ottobre 2012
sabato 27 ottobre 2012
UN FITTO ORIZZONTE SEGNATO DI SCURO
S.Agata del Bianco, 4 aprile 1994
L’altro ieri ho incontrato una ragazza da tempo emigrata al Nord. Si trovava in paese per il funerale di un suo parente.
L’altro ieri ho incontrato una ragazza da tempo emigrata al Nord. Si trovava in paese per il funerale di un suo parente.
mercoledì 24 ottobre 2012
L'UOMO COME PROIEZIONE D'INFINITO NELLO SPAZIO
Credo sia profondamente vitale bandire l’idea che vuole la condizione dell’esistenza come definita (statica), altrimenti porremmo l’uomo nell’incapacità di progettare il domani, sull’orlo del baratro, senza alcuna possibilità di sviluppare un rapporto armonico col mondo. Un’esistenza, questa, simile ai giorni di scarsa luce, quando si è incapaci di catturare un barlume di scolarità. L’uomo non può accettare che siano gli eventi a governarlo, a renderlo marionetta. Lo so, può sembrare una rivolta azzardata. Si tratta di non rassegnarsi, di non cedere alla tentazione che comunque si è in balia degli accadimenti.
Se anche gli animali si ribellano all’attacco dei giorni poco provvidi, senza però possedere strumenti idonei per mutare la loro condizione di inferiorità, perché l’uomo, pur nella consapevolezza che la fine è sempre in agguato, non può adoperarsi come se il tempo fosse eterno, quasi una proiezione d’infinito nello spazio?
lunedì 22 ottobre 2012
UN FOGLIO DAL LIEVE FRUSCIO
S.Agata del Bianco (Appunto del 14 marzo 1994).
Ieri osservavo mio figlio Federico (cinque mesi e mezzo) stringere tra le manine un foglio di quaderno che, dietro l’incalzare della piccola presa, produceva un lieve fruscio. Lo so, può sembrare assurdo soffermarsi su una scena di questo tipo. Ma il mio pensiero è andato subito ad occuparsi del significato delle cose. Certo, mio figlio, data l'età, non ha potuto razionalizzare il suo rapporto col foglio bianco, la sua curiosità era dettata più da un dato istintivo. Tuttavia, pure gli adulti cedono all’istinto e in nome del possesso delle cose commettono follie, dichiarano guerre fratricide, calpestano popoli inermi. Oggi, nel pieno fulgòre della civiltà dei consumi, siamo circondati, meglio invasi, da una quantità di oggetti in buona parte inutili. Nella civiltà contadina, invece, il valore degli oggetti era assoluto, doveva avere in sé il senso dell’utilità, ed era custodito come qualcosa di importante, per non dire vitale. Un recipiente di terracotta era vitale per dissetarsi, una giara doveva custodire l’olio per più annate. Viene in mente il romanzo “ L’uomo è forte ", di Corrado Alvaro, scrittore europeo nato alle falde dell’Aspromonte (S.Luca). Egli vi narra la coercizione dei sistemi totalitari. I personaggi sono immersi in un’atmosfera più che kafkiana, in un mondo dominato dal sospetto, dove tutto diviene colpa, anche l’amore. Il regalo di un’arancia grossa e succosa rappresenta l’elemento più “ umano”, ricorda la solarità e la limpidezza del mare, il calore culturale di un popolo contrapposto al grigiore cupo del Potere. Gli oggetti, dunque, non sono senza voce (senza volto), possiedono dei valori fortemente simbolici. Oggi, purtroppo, le cose sono adoperate come mezzo di rappresentazione (status symbol), come strumento per affermare in modo “ forte” la propria presenza. Federico, intanto, continua il suo gioco innocente.
mercoledì 17 ottobre 2012
VERBO POPOLARE DA PRESERVARE
E’ da parecchio tempo che penso sia giusto ed utile organizzare un gruppo di lavoro col compito di registrare le voci, la parlata, il dialetto, insomma, delle diverse generazioni dei nostri piccoli paesi.
La memoria di un popolo è una ricchezza inestimabile da conservare “religiosamente”.
Gli anziani- ad esempio- sono un “archivio umano” unico e singolare, sono i custodi della civiltà contadina, ricca di valori millenari, in grado di posizionare l’uomo al centro della vita, lontano dall’odierna emarginazione e indifferenza.
A Roma, esiste un centro studi fonetici, mi pare questo il suo nome, dove sono custodite circa 250.000 voci.
A prima vista potrebbe sembrare un laboratorio per specialisti della materia (filologi, glottologi etc), invece, a parte gli studi suoi suoni, sul ritmo della parlata, l’archivio evidenzia che v’è il rischio reale di perdere per sempre le nostre radici linguistiche, i nostri idiomi e quindi la nostra cultura.
Nei nostri piccoli paesi si è forse ancora in tempo a promuovere iniziative tese al recupero della nostra memoria linguistica.
martedì 16 ottobre 2012
ELIETTA (SULLA STRADA DELLA VITA)
Elietta
Elietta si era svegliata all’improvviso, aveva fatto un brutto sogno. Andò in bagno e si sciacquò il viso. Si guardò allo specchio, era tesa in volto, qualcosa l’aveva angustiata nel sonno. Ricordava un granchio gigantesco che la inseguiva sulla spiaggia del suo paese riverso da secoli su una marina ricca di scogli e piccole baie.
Elietta si era svegliata all’improvviso, aveva fatto un brutto sogno. Andò in bagno e si sciacquò il viso. Si guardò allo specchio, era tesa in volto, qualcosa l’aveva angustiata nel sonno. Ricordava un granchio gigantesco che la inseguiva sulla spiaggia del suo paese riverso da secoli su una marina ricca di scogli e piccole baie.
DOMENICO MISITANO, I MAESTRI DEL CUORE.
S.Agata del Bianco, 25
gennaio 2014
di Vincenzo Stranieri
Il
maestro elementare Domenico Misitano (Samo di Calabria (Caraffa del Bianco), 2
dicembre 1933), ha di recente ripubblicato il suo poema giovanile “I maestri del cuore”, Franco Pancallo
Editore, Locri, 2014, composto da 28
canti, l’ultimo a mo’ di congedo dal mondo della scuola dove ha trascorso
un’intera vita assieme a ragazzi desiderosi di conoscenza e affetto, sempre in
pieno dialogo con i colleghi: stimati e voluti bene come fratelli.
IL VINO ROSSO DEL MIO AMICO
L’amico col quale sto parlando è rimasto impigliato nel velo di un vino robusto. No, egli ragiona, ma è pure accarezzato da una leggerezza lieve, quasi un soffio di vento, che lo spinge verso gradevoli metafore.
sabato 13 ottobre 2012
Pietra di pomice sull'animo umano (per ammorbidirlo)
La storia non è possibile raccontarla, Daviddù,
a meno che non si diventi un profeta
con lo sguardo rivolto all’indietro.
O, meglio, non si diventi un angelo
che attraversa la Storia
con le spalle rivolto al futuro. (D.Enia)
Che bella sorpresa la lettura di alcuni racconti di Davide Enia, trentottenne palermitano con alle spalle una notevole produzione letteraria oggetto di numerosi premi!
giovedì 2 agosto 2012
PRIMA E SECONDA GUERRA MONDIALE - I SOLDATI DELLA VALLATA LA VERDE-
La guerra non può essere modificata, deve essere abolita.
Albert Einstein
Come al tempo delle lance e delle spade,
Albert Einstein
Come al tempo delle lance e delle spade,
così anche oggi, nell'era dei missili, a uccidere,
prima delle armi, è il cuore dell'uomo.
Papa Giovanni Paolo II
Questa sezione è dedicata ai soldati (morti, dispersi e reduci) della nostra vallata che hanno partecipato alle due terribili guerre mondiali del secolo scorso.
Chiunque sia in possesso di documenti, foto, lettere e/o altro, è invitato a contattarmi (tel.0964/956683- cell. 338-3191977, e-mail: vincenzostranieri@hotmail.com).
L’intento è di creare un archivio di memorie che possa farci ricordare il loro sacrificio, le loro giovani vite inghiottite dalle follie belliche che hanno animato (e che ancora animano, purtroppo) "uomini" privi di scrupoli e amore per il prossimo.
ELENCO CADUTI (nati in Caraffa del Bianco) DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE -1915-1918
1) ALAFACI FRANCESCO ROSARIO DI PAOLO soldato 1° reggimento granatieri, nato il 7 ottobre 1896 a Caraffa del Bianco, distretto militare di Reggio Calabria, morto il 28 agosto 1917 a Roma per ferite riportate in combattimento.
2) ALVARO GIUSEPPE DI VINCENZO soldato 70° reggimento fanteria, nato il 1° ottobre 1895 a Caraffa del Bianco, distretto militare di Reggio Calabria, disperso il 27 ottobre 1917 in combattimento.
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